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Qualche giorno fa, sul web è apparsa una notizia che, nel giro di pochi click, si è trasformata in un acceso oggetto di dibattito: Amazon Alexa, la famigerata assistente vocale del colosso dell’e-commerce, farà “resuscitare i morti”. In che senso, si è domandata interdetta la maggior parte degli utenti che si sono imbattuti nell’informazione?

Eppure, la nuova funzionalità presentata alla Re:MARS Conference di Las Vegas da Rohit Prasad in persona, senior vicepresident and head scientist di Alexa (tradotto: colui che è a capo della divisione che si occupa dello sviluppo dell’assistente personale) non è uno scherzo di cattivo gusto, né un nuovo episodio di Stranger Things: gli smart speaker di Amazon saranno davvero in grado di imitare e riprodurre la voce di qualsiasi persona, inclusa quella dei propri cari passati a miglior vita.

Ma siamo sicuri che, dietro a un’innocua, sensazionalistica – seppur bizzarra – intenzione, non si annidi un’insidia potenzialmente minacciosa per noi “vivi”? Dopotutto, la nuova funzionalità Amazon ha un denominatore comune con la tecnologia deepfake, che negli anni ha sfoggiato con fierezza tutto il suo potenziale, ma anche i lati oscuri. Lo vediamo in questo articolo.


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Di admin