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Apple non è certo nuova all’essere citata in giudizio per i più svariati motivi, ma quello addotto dalla Coalition for a Safer Web è forse uno dei più singolari degli ultimi tempi. Sì, perché la CSW ha portato la casa di Cupertino in tribunale con l’accusa di non aver bloccato l’accesso a Telegram in seguito all’assalto di Capitol Hill, ma di averlo fatto solo nei confronti di Parler (ed è stata in buona compagnia in realtà, ma la CSW sembra interessata solo ad Apple).

Secondo l’accusa, Apple è colpevole di non essere intervenuta nei confronti della piattaforma di Durov, nonostante fosse a conoscenza del fatto che “viene utilizzata per intimidire, minacciare e costringere personaggi pubblici“. La Coalizione si definisce come un’entità non schierata politicamente e con fini non-profit, che punta a “far sparire i contenuti estremisti e terroristi dai social“. Nello specifico, ritiene che i contenuti presenti su Telegram siano equiparabili a quelli di Parler, motivo per cui l’esistenza dell’applicazione su App Store rappresenta una violazione delle stesse regole citate dalla casa di Cupertino in occasione della rimozione di Parler (ribadite anche da Cook).

Non ci addentriamo molto nella questione relativa a “tutto ciò che esiste su Telegram”, non è questo il momento, ma è bene evidenziare come il servizio di messaggistica si distingua in maniera più che evidente da quanto offerto da Parler. Basti pensare al contributo attivo dato dalla piattaforma nella lotta alla pirateria portata avanti dall’AGCOM, un elemento in forte contrasto con le politiche di Parler, riassumibili in “l’unica regola è che non ci sono regole“. La totale – voluta – assenza di filtri e moderazione, infatti, non porta allo sviluppo di un dibattito libero e democratico, ma solo alla supremazia di chi urla più forte.


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Di admin