Russia e Cina sono al centro di una rete di spionaggio internazionale degna dei migliori film di James Bond: da una parte la European Medicines Agency (i buoni), dall’altra, appunto, le due superpotenze (i cattivi), interessate evidentemente a raccogliere informazioni sul vaccino Covid-19 utilizzando metodi più o meno ortodossi, come del resto già aveva fatto nelle settimane passate la Corea del Nord.
Entrambi i Paesi avrebbero commissionato a degli hacker il furto di preziose informazioni sia sul vaccino, sia su cure e terapie: prima avrebbe agito la Cina, poi la Russia. Ad essere preso di mira è stato in modo particolare il vaccino Pfizer/BioNTech, così come successivamente confermato dalla stessa EMA. Che le intenzioni siano quelle di ottenere più dati possibili sugli studi in atto e sui risultati sino ad oggi ottenuti è piuttosto chiaro, così come la volontà di manipolare i dati per reimmetterli in rete sotto forma di notizie false e distorte. Non è invece altrettanto semplice ricostruire l’intera filiera dell’hacking e, di conseguenza, il fine ultimo dei Paesi coinvolti: davvero Cina e Russia vogliono fare di tutto per rafforzare la loro presenza sui mercati internazionali con i loro rispettivi vaccini di Stato, ovvero SinoVac e Sputnik-V?
E sempre dalla Russia viene un altro attacco, diverso nella forma ma sostanzialmente uguale nella sua gravità: quattro testate online russe legate alle agenzie di intelligence del Cremlino da tempo sono impegnate nella diffusione di fake news sui vaccini, riportando notizie infondate sugli effetti collaterali che questi possono provocare e sulla loro effettiva efficacia e livello di sicurezza.