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Spesso sono i meteoriti a dare il ‘la’ alla nascita di nuove teorie sulla formazione dei pianeti e del sistema solare stesso, ed è un po’ quello che è accaduto di recente grazie all’analisi di un pezzo di asteroide che cadde sulla Terra nientemeno che nel 1815. Lo avevamo a disposizione da oltre due secoli, eppure solo grazie al lavoro di Sandrine Péron, borsista post-dottorato all’ETH di Zurigo in Svizzera, e Sujoy Mukhopadhyay, professore all’Università della California, sono emersi dati interessanti sugli elementi volatili in esso contenuti.

Quando si parla di elementi volatili si prendono in considerazione anche gli ingredienti elementari della vita, ossia acqua ed altri composti che si trasformano in vapore a basse temperature, e sono proprio questi al centro delle ipotesi principali che permettono di delineare delle tempistiche sulla formazione dei pianeti rocciosi, come la Terra e Marte.

La teoria più in voga fino ad oggi riteneva che i pianeti rocciosi avessero inglobato le prime sostanze volatili direttamente dalla nebulosa solare, ossia quel disco vorticoso di materiale e gas che circondava il Sole poco dopo la sua nascita. Queste si sarebbero poi sciolte nel magma dei pianeti in formazione, per essere degassate in seguito nelle rispettive atmosfere.


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Di admin