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A distanza di anni emergono nuovi, interessanti dettagli su come l’FBI sia riuscita ad hackerare l’iPhone 5c utilizzato da Syed Rizwan Farook, uno degli attentatori della strage di San Bernardino avvenuta a dicembre 2015. É il Washington Post ad aver riaperto il caso, rivelando per la prima volta chi sia effettivamente riuscito ad avere accesso ai dati contenuti all’interno dello smartphone. E, soprattutto, come.

Piccolo riassunto: durante le indagini, l’FBI ha più volte chiesto ad Apple di fornirle accesso all’iPhone 5c di proprietà dell’attentatore, senza successo. La creazione di una backdoor per bypassare il blocco dello smartphone avrebbe infatti creato un precedente pericoloso, rischiando di compromettere la sicurezza e la privacy degli utenti. L’FBI si è così rivolta a società esterne specializzate, riuscendovi.

DIETRO TUTTO C’É L’AUSTRALIANA AZIMUTH

Tutti gli occhi erano puntati sull’israeliana Cellbrite, considerata la responsabile dell’hack che ha concesso alla polizia americana di accedere ai contenuti salvati dentro l’iPhone incriminato. Ebbene, le indagini svolte dal Washington Post hanno portato invece a scoprire che il merito va invece ad Azimuth, piccola società australiana che si occupa di sicurezza guidata dal programmatore Mark Dowd – “il Mozart degli exploit” come viene chiamato.


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Di admin