BCI sta per Brain Computer Interface, e molto probabilmente sarà alla base dell’informatica del futuro. Altro non è che un’interfaccia neurale, che mette in comunicazione il nostro cervello con una macchina esterna, un computer insomma. E questo potrebbe rivoluzionare anche il settore gaming.
Ne è certo Gabe Newell, presidente di Valve, da tempo ormai impegnato nello studio e nello sviluppo di questo tipo di tecnologia (e non è certamente la sola, vedasi gli elettrodi di Neuralink V2 impiantati nel cervello per rendere smart le persone). Sci-fi o futuro? La risposta di Newell è in un certo senso indiretta, ma fa capire bene il concetto: se gli sviluppatori di giochi non indagassero sulle BCI farebbero un grosso errore. Tanta fantascienza, dunque, non è.
E, a quanto pare, esiste già un progetto in corso: Valve utilizza un visore di realtà virtuale e delle cuffie opportunamente modificate per consentire la comunicazione dei segnali cerebrali del videogiocatore con il software BCI (open source, tra l’altro). Ciò che passa sono informazioni sullo stato emotivo del giocatore, ad esempio se è divertito o eccitato. E se è annoiato, il dato condiviso con gli sviluppatori potrebbe consentire loro di apportare modifiche al gioco per renderlo più coinvolgente e appassionante.