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Man mano che i giorni passano e le indagini si intensificano (anche grazie alla scarsa attenzione alla privacy che i rivoltosi hanno dimostrato, pubblicando online centinaia di video dell’accaduto e permettendo quindi alle autorità di identificarli rapidamente), emergono sempre più storie relative all’insurrezione violenta al Campidoglio del 6 gennaio 2021, come quella di Riley Williams, che a ventidue anni è stata accusata di aver rubato un laptop durante le proteste con l’intento di rivenderlo ai servizi segreti russi.

Il caso è scoppiato grazie alla “soffiata” all’FBI di un ex fidanzato della ventunenne Williams: il suo piano era di rivenderlo a un amico in Russia, che a sua volta l’avrebbe fatto avere alla SVR, l’agenzia di intelligence estera di Mosca. Il piano non è andato in porto, e non è chiaro se il laptop sia stato distrutto o se è ancora in possesso di Williams, che nel frattempo è in stato di fermo – l’arresto, vale la pena precisare, risale già al giorno dopo l’assalto: Williams era stata identificata quasi subito, anche grazie all’aiuto della madre, ma inizialmente era stata accusata di altri crimini relativi all’insurrezione, non di furto di proprietà governativa.

Il computer è stato sottratto dall’ufficio della presidente (speaker) della Camera Nancy Pelosi. Lo staff di Pelosi ha confermato il furto del dispositivo, ma ha detto che era stato usato solo per presentazioni – implicando che non dovrebbe contenere dati sensibili che mettano a rischio la sicurezza nazionale. La madre di Williams ha confermato di averla riconosciuta guardando i video dell’attacco; in effetti non era difficile, visto che in alcuni spezzoni la si vede chiaramente incitare parte degli assalitori a dirigersi al secondo piano dell’edificio.


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Di admin