Covid-19, uno studio mostra come i guariti si ammalino di malattie mentali Tecnoandroid
Inutile stare a sottolineare come, la pandemia di Coronavirus abbia letteralmente sconvolto gli equilibri all’interno della vita di ognuno di noi, esso è infatti arrivato silenzioso per poi portare ad una pandemia a dir poco devastante che ha messo in ginocchio tutte le potenze mondiali.
Ovviamente il virus è un nuovo genotipo apparso recentemente che è senza troppo indugiare è finito sotto la lente di tutti i ricercatori, i quali hanno iniziato a eviscerarne il corredo genetico per riuscire a carpire i meccanismi alla base della sua patogenicità e i possibili effetti sull’uomo, sia a breve termine che a lungo termine, il tutto ovviamente coadiuvato da studi effettuati direttamente sui paziente in larga scala con analisi a breve e a lungo termine, questo poichè gli effetti rapidi sul sistema respiratorio sono alquanto evidenti dal momento che il Sars-CoV-2 provoca nel peggiore dei casi la Sindrome Respiratoria Acuta e Severa, una polmonite atipica devastante conosciuta e da tempo identificata, a incuriosire gli scienziati sono però i possibili effetti a lungo termine non ancora conosciuti.
Negli USA il 18% dei pazienti sviluppa una malattia mentale
A quanto pare, il coronavirus che così pesantemente ci sta flagellando, nasconde un segreto ancora più preoccupante, uno studio condotto negli Stati Uniti d’America ha evidenziato che, il 18% dei pazienti all’interno di una comunità di positivi, abbia sviluppato entro i 90 giorni dall’infezione una malattia mentale.
Lo studio, pubblicato su The Lancet Psychiatry e condotto principalmente dall’Università di Oxford ha preso in esame un campione di popolazione composto da 69 milioni di cartelle cliniche di cittadini americani, di cui 62.354 risultati positivi al tampone per il Coronavirus, a seguito di svariate analisi è stato verificato che circa il 18% dei pazienti entro i 90 giorni dall’infezione sviluppava disordini psichici come ansia, depressione, demenza e insonnia, risultato che, accostato ai già verificati effetti neuropatici che spesso hanno portato i pazienti ad avere crisi di ansia e attacchi epilettici, risultano davvero preoccupanti.
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