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Chernobyl: non era finita, ecco le ultime notizie dalla città radioattiva Tecnoandroid

Chernobyl-disastroL’esplosione nucleare verificatasi a Chernobyl in quel tragico Aprile del 1986 è stato un episodio davvero importante. Ha segnato le sorti dell’intera umanità palesando ripercussioni devastanti fino ai giorni nostri. Negli anni scienziati, tecnici ed analisti hanno delineato le cause del disastro con interventi quali sopralluoghi, indagini con droni ed altri sistemi di indagine.

Ciò che di recente è stato scoperto va al di là di ogni immaginazione. Pare che le radiazioni ionizzanti diffuse dal famoso Reattore 4 non abbiano potuto esprimere tutto il loro potenziale. In poche parole, sarebbe potuta andare decisamente peggio. Se abbiamo ancora il privilegio di respirare aria relativamente pulita è per merito di un fungo biologicamente denominato Cladosporium sphaerospermum.

L’elemento è stato trattazione di una pubblicazione avvenuta sul prestigioso New Scientist, dove sono intervenuto i massimi esponenti del mondo scientifico che parlano della possibilità di ridurre le radiazioni al punto da curare i malati di tumore e popolare Marte. Ecco le ultime novità.

 

Il fungo che ha salvato Chernobyl ed il mondo intero dalla radiazioni del disastro nucleare

Secondo gli esperti basterebbero appena 21 centimetri di questo fungo per assorbire l’azione radioattiva del suolo di Marte per un intero anno. Le proprietà di rigenerazione e replicazione dell’agente microbiologico sono straordinarie e pronte per essere usate in vista di una colonizzazione del Pianeta Rosso. In merito è stato detto che:

“È già stato in grado di assorbire i dannosi raggi cosmici sulla Stazione Spaziale Internazionale. Potrebbe essere potenzialmente utilizzato per proteggere le future colonie di Marte”.

Clay Wang dell’Università della California del Sud ha concluso confermando che:

“I progressi nell’uso dei poteri dei funghi per scopi medicinali sono stati graduali, ma sono stati potenziati negli ultimi anni da uno studio in corso che ne ha visto inviare campioni nello spazio. Coltivandolo nella Stazione Spaziale Internazionale, dove il livello di radiazione è aumentato rispetto a quello sulla Terra”.

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