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Sul ring dell’intrattenimento, il match tra broadcasting e streaming vedrebbe quest’ultimo in netto vantaggio sul primo. Secondo l’indagine “CTV: Anticipare il futuro” realizzata da Harris Interactive per Magnite, l‘83% della popolazione italiana utilizza la TV connessa almeno una volta alla settimana e oltre la metà (52%) lo fa quotidianamente, mentre la maggior parte (51%) del tempo settimanale complessivo trascorso davanti alla TV è scandito dai servizi di streaming. Ricordiamo che per TV connessa si intende qualsiasi televisore connesso a Internet tramite una Smart TV, una console di gioco o un dispositivo di streaming (come un box o una stick). In Italia, la Connected TV è lo “schermo più grande della casa”, con il più alto numero di streaming rispetto ai computer e agli schermi degli smartphone.

La ricerca, che ha preso in esame – da ottobre a novembre dello scorso anno – oltre 10mila persone di età compresa tra i 18 e i 64 anni da Italia, Spagna, Francia, Regno Unito e Germania, ha rilevato che il 50% degli spettatori italiani si rivolge prima ai canali di streaming. L’ampio utilizzo della CTV nel Bel Paese è in linea con la media per i cinque Paesi europei analizzati.

A determinare una sempre più rapida diffusione dei servizi OTT (over-the-top) è stata, certamente, la pandemia, che ha fatto impennare i numeri dello streaming a 360 gradi: nel 2020, le piattaforme di streaming come Netflix, Dazn e Disney+ hanno subìto un’importante accelerazione nei mercati dell’Europa occidentale, diventando un irrinunciabile alleato per le persone rinchiuse tra le mura di casa. Secondo il report, l’adozione della CTV è determinata da due dinamiche: il cambiamento epocale nella modalità di fruizione dei contenuti da parte degli spettatori e la sempre più accentuata frammentazione della TV tradizionale.


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Di admin