La televisione tradizionale morirà. A esserne sempre più convinto è Reed Hastings, fondatore e CEO di Netflix, per niente intimorito dal calo di abbonati registrati dall’azienda nel secondo trimestre dell’anno (970mila in meno, la più grave perdita mai registrata in tre mesi). Durante la conferenza con gli investitori, Hastings ha ribadito la sua tesi, già condivisa in passato, con la netta convinzione che la piattaforma sia in una “botte di ferro”, vista l’imminenza del passaggio definitivo ai servizi di streaming e la fine dell’era della TV tradizionale. Secondo il CEO, la transizione avverrà fra 5-10 anni.
Dopotutto l’azienda continua a mantenersi in una posizione dominante rispetto alla concorrenza e a godere di buona salute, con ricavi in crescita del 9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e un numero complessivo di abbonati ancora elevato (220,67 milioni). Dopo la pubblicazione della trimestrale, il titolo a Wall Street è schizzato a +8%, complici l’annuncio, da parte del gigante dello streaming, di voler riagguantare un milione di abbonati durante l’estate, sia per una diminuzione inferiore alle attese (l’azienda aveva previsto un crollo di due milioni di abbonati nel trimestre in esame).
Nel frattempo, per raggiungere l’obiettivo dichiarato e riportare il rialzo il numero di iscritti, Netflix ha predisposto diversi “paracaduti”, tra cui il famigerato piano di abbonamento con pubblicità che porterebbe a una riduzione del costo del servizio (in tandem con Microsoft) e i test di nuovi metodi per arginare la condivisione sfrenata degli account.