CONDIVIDI:

Ieri il consiglio di amministrazione di Telecom Italia ha dato l’ok al piano industriale che stabilisce lo scorporo della rete dai servizi. Di fatto è stato finalmente definito il perimetro dell’operazione. La società della rete disporrà della rete prima e secondaria di Fibercop, le dorsali e i cavi sottomarini di Sparkle. In pratica un asset da circa 22mila dipendenti che secondo le società consulenti indipendenti dovrebbe avere un valore di 25 miliardi di euro. Vivendi che detiene il 24% di TIM invece sostiene che il valore è 31 miliardi, mentre gli analisti esterni indicano una forbice di 17-21 miliardi di euro. Ad ogni modo questi scostamenti si rifletteranno senza dubbio sulle trattative future. 

Nel 2021 a queste infrastrutture veniva accreditato un margine operativo lordo, quindi la redditività legata all’operatività, di circa 2,2 miliardi; contemporaneamente ha circa 11 miliardi di euro di debiti. L’AD Pietro Labriola illustrerà oggi agli investitori tutti i numeri e le perizie che dovrebbero stabilire la base di partenza per le prossime trattative con Cassa Depositi e Prestiti (CDP). Com’è risaputo quest’ultima, detenendo il 9,9% di TIM e il 60% di Open Fiber, rappresenta il perno per l’ipotetica fusione futura e si è già impegnata con una lettera d’intenti per rilevare il controllo della rete di Telecom Italia.

Peraltro CDP ha già avviato un dialogo con l’Antitrust UE per comprendere quali possano essere le potenziali criticità della fusione. Dopodiché è verosimile pensare che in caso di luce verde verrà formulata un’offerta vincolante a TIM tra luglio e agosto.


CLICCA QUI PER CONTINUARE A LEGGERE

Di admin