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Nel 2021 il Governo è stato costretto ad analizzare ben 496 casi per proteggere le imprese italiane da possibili tentativi di acquisizione (soprattutto) della Cina. Un’azione consentita dal cosiddetto Golden Power, un pacchetto di poteri speciali che dal 2012 permette all’esecutivo di bloccare o imporre condizioni a operazioni finanziarie relative a settori strategici. Inizialmente poteva scattare solo in relazione a imprese dei comparti difesa, sicurezza nazionale, energia, trasporti e comunicazioni; poi le modifiche del 2021 hanno incluso anche alimentare, assicurativo, sanitario e finanziario. In sintesi è una tutela degli interessi del paese e la protezione può scattare a favore sia delle grandi imprese che delle PMI.

Secondo l’ultima Relazione sui poteri speciali presentata al Parlamento dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, delle 496 operazioni vi è stato un unico veto secco. Il 31 marzo del 2021 il Governo Draghi ha bloccato il tentativo di acquisizione della statale Shenzhen Investment Holdings nei confronti del 70% della produttrice di semiconduttori LPE S.p.A..

In generale con la normativa sul golden power, ancora prima che arrivassero la pandemia e la guerra, si è deciso di presidiare tecnologie e competenze manifatturiere in alcuni settori, anche seguendo le linee tracciate dall’Ue. La perdita di base manifatturiera rappresenta il problema principale per la nostra società. Il futuro del nostro Paese va cercato facendo evolvere la cultura della manifattura, perché la via comoda di consumare sempre più e di produrre sempre meno, appaltando ad altri la differenza, ha condotto allo stato di crisi ormai strutturale in cui versiamo, ha dichiarato ad Affari & Finanza Cesare Pozzi, docente di economia industriale all’università di Foggia e alla Luiss.


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Di admin