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La settimana è partita malissimo per il mondo delle criptovalute: il bitcoin è sceso sotto i 25.000 dollari, che si traduce nel minimo storico degli ultimi 18 mesi, mentre l’Ether è arrivato a 1.222 dollari. Si tratta di perdite rispettivamente del 12 e del 17%, che riflettono più o meno quelle dell’intero settore, pari a circa il 10% – sotto i 1.000 miliardi di dollari, per la precisione 980 miliardi (solo a ottobre 2021 era di 3.000 miliardi). Guardando gli andamenti degli ultimi sei mesi, il crollo di quelle che sono di fatto le due valute più importanti della scena è ancora più massiccio: -48% per BTC, addirittura -67% per ETH.

È come sempre molto difficile trovare spiegazioni concrete, soprattutto in un mercato così volubile come quello delle crypto, ma molti puntano alla recente impennata dell’inflazione e dei tassi di interesse applicati dalle banche, riconducibili anche alla guerra tra Ucraina e Russia. Nelle scorse settimane il settore aveva assistito al crollo della stablecoin TerraUSD.

La concretezza non manca tuttavia alle relative conseguenze: per esempio, la britannica Celsius Network, che offre prestiti basati sulle valute digitali, ha annunciato di aver congelato temporaneamente i prelievi e i trasferimenti diretti tra un conto e l’altro, citando “condizioni di mercato estreme”. In effetti, la timeline precisa degli eventi è leggermente più sfumata: Celsius ha pubblicato il proprio annuncio quando il BTC era già in calo, ma subito dopo si è verificato un ulteriore crollo. Per contestualizzare, lo scorso ottobre Celsius possedeva risorse crypto per un totale di circa 25 miliardi di dollari; circa un mese fa, il 17 maggio, tale valore era già sceso di oltre il 50%, attestandosi a circa 11,8 miliardi.


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Di admin