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Si scrive B.1.617, si pronuncia variante indiana: la sostanza non cambia, è una della varianti del virus Sars-Cov-2 che al momento preoccupa di più la comunità scientifica internazionale, tanto che l’Organizzazione Mondiale dalla Sanità l’ha inserita nel gruppo delle quattro varianti “VOC” (Variants of Concern), insieme a quella inglese, sudafricana e brasiliana.

A voler sottilizzare ci sono tre sotto-varianti indiane contraddistinte (sempre dall’OMS) con le sigle B.1.617.1, B.1.617.2 e B.1.617.3, ma a livello mediatico, per semplificare e rendere più immediata la comunicazione, si identificano genericamente queste mutazioni del virus come “variante indiana”. Il motivo è facile da intuire: la variante è comparsa per la prima volta in India nell’ottobre 2020. Eppure la denominazione ‘variante indiana’ non piace al Governo indiano che è arrivato a dare un ultimatum a tutti i social netowrk: basta usare questo termine, perché fornisce informazioni fuorvianti.

DIATRIBA TERMINOLOGICA, SOCIAL AVVISATI

Venerdì scorso il MEITY (Ministry of Electronics and Information Technology) ha pubblicato un comunicato (link in FONTE) in cui si legge.


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Di admin