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“Il re è nudo” è la voce sincera che si staglia sulla folla nella favola “I vestiti nuovi dell’imperatore” di Hans Christian Andersen. La stessa che ieri ha fatto crollare il titolo Tim a Piazza Affari (-5,5%) a seguito del “tramonto di una rete unica a trazione Tim”, come ha scritto La Repubblica. Il motivo di tale affermazione si deve al fatto che nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) trasmesso a Bruxelles vi sarebbero allusioni – più o meno esplicite – alla nuova rotta tracciata dal Governo Draghi.

“L’intervento del Pnrr si colloca nel solco degli sfidanti obiettivi definiti in sede europea e nella consapevolezza che le reti a banda larga ultraveloce sono una General Purpose Technology”, si legge nel documento. Ecco, è bastato quel riferimento plurale “reti” per far tremare l’intero racconto di questo ultimo anno e mezzo. La ricostruzione del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, basata sia sulla lettura delle carte e probabilmente dalle fonti di palazzo, è che una rete unica pilotata da un operatore verticalmente integrato è incompatibile con le esigenze di massima concorrenzialità.

Bruxelles in verità non si è ancora mai espressa ufficialmente sul tema, poiché la procedura di valutazione del progetto “rete unica” non è stata ancora formalmente avviata. Però qualche dichiarazione da parte della Commissaria UE per la concorrenza Margrethe Vestager c’è stata e difficilmente qualcuno avrebbe potuto interpretarla come favorevole. O meglio, diciamo che è come se i sostenitori del progetto rete unica (designed by Tim) volessero convincere un vegano che il pesce non è carne. Dibattito alimentare di profilo altissimo e forse anche magnetico in relazione ai nostri gusti, ma del tutto paradossale.


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Di admin