Apple rifiuta l’idea che il suo App Store sia un monopolio cambiando prospettiva: la notizia giunge da un’indagine in Australia presso l’ACCC, l’ente antitrust locale. L’indagine non è rivolta solo ad Apple, ma anche a Google: e intende determinare se è possibile per terze parti competere con App Store e Play Store. Al tempo stesso, l’ACCC sta esaminando da vicino le dinamiche che fanno funzionare le due piattaforme, come regole e trattenute per sviluppatori, il sistema di valutazioni/suggerimenti e raccolta dati personali.
Tutti sappiamo che l’App Store è l’unico sistema per installare app e giochi su iPhone e iPad, a meno di ricorrere a complicate procedure di jailbreak – e anche in questo caso le alternative disponibili sono ben poche. Tuttavia, Apple vede la questione da un punto di vista più ampio: le app sono solo una tipologia di contenuto digitale, e se si usa come metro di misura questa definizione più generica sono molteplici i canali a cui gli utenti dei suoi dispositivi possono attingere. Per esempio, siti web, oppure negozi con interfaccia basata su Web come Steam. Al tempo stesso, dice Apple, esistono piattaforme software/hardware direttamente concorrenti – il Play Store, appunto, anche se è dedicato a dispositivi con un altro sistema operativo.
Se si guarda il mercato da questa prospettiva, dice Apple, la concorrenza è in realtà molto forte: le varie piattaforme lottano per trattenere utenti e sviluppatori, e molte novità introdotte nell’App Store sono il frutto della necessità di rimanere al passo con la concorrenza. Tra queste vengono citate: