Non ci sono segnali di schiarita per il mercato dei chip: lo ha confermato in una recente intervista il nuovo CEO di Qualcomm, Cristiano Amon, che a partire da giugno avrà il compito di condurre l’azienda in una difficile fase della sua lunga storia. Le ragioni non sono prettamente riconducibili a Qualcomm ma ad una congiuntura del mercato dei semiconduttori che sta producendo effetti negativi per tutti i soggetti della filiera: da chi deve produrre i chip, a chi li deve integrare in tantissimi prodotti di elettronica di consumo… e non solo.
Lo tsunami generato nel 2020 dalla pandemia sta infatti interessando indistintamente tutti i settori relativi a prodotti che in un modo o nell’altro utilizzano semiconduttori: sia quelli utilizzati in smartphone, console e schede video di ultima generazione, sia l’elettronica delle vetture. La carenza di chip determina una riduzione dei livelli produttivi – le aziende non hanno componenti sufficienti (si veda il caso di Tesla) – e la conseguente incapacità di soddisfare la domanda. Una situazione che impensierisce non poco Amon che sottolinea:
Se mi chiedessi “cosa ti tiene sveglio la notte” in questo momento è la crisi della catena di approvvigionamento che stiamo vivendo nel settore dei semiconduttori.
CLICCA QUI PER CONTINUARE A LEGGERE