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Un Twitter in mano alla community, meno centralizzato e con un pieno controllo dei dati da parte degli utenti. É così che il CEO Jack Dorsey si immagina il futuro della piattaforma, frutto di un processo di crescita (di cambiamento in generale) iniziato un paio di anni fa quando con il progetto Bluesky si era annunciata la volontà di trasformare il social network da sistema chiuso ad ambiente aperto.

Percorso seguito sino ad oggi, con l’adozione di un approccio partecipativo che coinvolge direttamente la community per stanare le fake news. Si chiama Birdwatch, una chiamata alle armi per ripulire la piattaforma dalla disinformazione e renderla autentica, sotto l’occhio vigile degli utenti stessi. Di questo, e della visione per il futuro, ha parlato Dorsey alla Technology and Internet Conference organizzata da Goldman Sachs. Sono emersi diversi spunti interessanti che riassumiamo a seguire.

IL TWITTER DEL FUTURO

  • i tweet non bastano più: Twitter non deve essere più visto come una lista di notizie dell’ultimo minuto. É necessario andare oltre i 280 caratteri ed essere laddove gli utenti vorranno essere in futuro. In questa direzione si è mossa l’azienda lanciando le proprie storie con Fleet, creando stanze per chiamate audio di gruppo con Spaces e pensando ai podcast con la recente acquisizione di Breaker. Da non sottovalutare nemmeno il peso che avranno presto le newsletter (grazie al servizio Revue, ora sotto il controllo di Twitter) che rappresenteranno una fonte importante di profitto per l’azienda.
  • Sezione 230:Nessun fornitore e nessun utilizzatore di servizi Internet può essere considerato responsabile, come editore o autore, di una qualsiasi informazione fornita da terzi“. Trump ha cercato di eliminare questo comma: poche righe, sì, ma che rappresentano il cuore di internet. In pratica, sino ad oggi Facebook, Twitter & C. han basato la loro fortuna (anche economica) su queste parole. Il dibattito è tuttora aperto: da una parte c’è il timore che una modifica alla Sezione 230 possa ridurre la concorrenza e imbavagliare la rete, dall’altra si ritiene che le grandi piattaforme social (e non solo quelle) debbano assumersi maggiori responsabilità nella moderazione dei contenuti (uno su tutti: il caso Parler).
  • servizio personalizzato: il Twitter del futuro potrebbe consentire agli utenti di scegliere l’algoritmo da applicare per personalizzare l’esperienza d’uso. In pratica, la regia verrebbe decentralizzata: Twitter offre la piattaforma, poi come la si sfrutta lo decidono gli utenti stessi.
  • abbonamenti: se la pubblicità deve restare fuori dalla piattaforma, serviranno allora altri metodi per avere entrate. Si pensa a forme di abbonamento, newsletter. Ed anche a incentivi economici per tutti coloro che contribuiranno attivamente alla riforma di Twitter.

Twitter ha chiuso l’ultimo trimestre riportando ricavi per 1,29 miliardi di dollari e registrando 192 milioni di utenti attivi giornalieri, 40 milioni in più rispetto all’anno precedente. 8 utenti su 10 vengono da fuori gli Stati Uniti, ed è (anche) per questo che Jack Dorsey non si preoccupa troppo della fuga dal social di una frangia di sostenitori conservatori americani che su Twitter si son sentiti censurati preferendogli ambienti come Parler, la cui moderazione, diciamo, è era un po’ più di manica larga.


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Di admin