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Lavoro sempre più digitale e sempre meno materiale. É questo il quadro che emerge da uno studio condotto da Ericsson sul settore ICT (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) che ha coinvolto 5.000 aziende distribuite in 11 diversi mercati, coprendo 175 milioni di dipendenti. Che lo smart working si sia trasformato da eccezione a realtà è un dato di fatto: in questo ha avuto un ruolo fondamentale il distanziamento sociale imposto dalle restrizioni sanitarie in tutto il mondo, accelerando un processo che già stava mostrando i primi segnali di evoluzione.

  • numero di interviste effettuate: 5.059
  • Paesi coinvolti: 11 – Australia, Brasile, Cina, India, Arabia Saudita, Singapore, Svezia, Thailandia, UAE, UK, USA
  • rappresentanza di 175 milioni di dipendenti – colletti bianchi – sui circa 384 milioni presenti nei Paesi analizzati

Si sta andando oltre l’ufficio, inteso come luogo fisico di lavoro condiviso. Ciò non può valere per certe tipologie di mansioni (infatti vengono considerati solamente i colletti bianchi), ma in generale l’evidenza è che il 60% delle aziende intervistate hanno l’intenzione di abbandonare il concetto di lavoro in presenza attuale abbracciando soluzioni di realtà aumentata e virtuale. Ericsson fa esplicito riferimento alla realtà estesa, fatta di iper-connettività (e non è un caso che il 6G possa basarsi proprio su questa topologia di esperienza), ologrammi, tecnologia mobile e cloud. Il 5G, in questo contesto, risulta di fondamentale importanza.

VANTAGGI

Lavorare in realtà estesa significa poter accedere a strumenti avanzati ed interagire con altre persone come se si fosse fisicamente presenti in ufficio, senza tuttavia esserlo. Dunque stessi risultati, ma con maggior produttività e benefici enormi: in primis i costi per gli spazi, ovvero affitti, manutenzione, ma anche la possibilità di aprire filiali virtuali ovunque nel mondo e condividere tutto tramite il cloud per avere tutto disponibile sempre.


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Di admin