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Apple è nuovamente chiamata a rispondere davanti ad un banco di tribunale, questa volta non per aver bloccato Parler e lasciato passare Telegram, ma per aver respinto il lavoro di un team indipendente che puntava a diventare uno strumento di tracciamento al pari di Immuni e altre app di contact tracing. La questione, risalente a marzo, non è stata affatto accantonata da Coronavirus Reporter (il nome del team e dell’omonima app), dato che nel corso della giornata di ieri è stata presentata denuncia formale nei confronti di Apple presso la Corte Distrettuale del New Hampshire.

L’accusa per la casa di Cupertino è di aver ostacolato il rilascio di Coronavirus Reporter al fine di mantenere il monopolio sulla gestione delle app di tracciamento, oltre a quella di adottare pratiche anti-competitive, forte del suo controllo su quali applicazioni possono e non possono essere presenti su App Store. Il team chiede quindi che l’azienda californiana sia condannata a pagare un risarcimento di 75.000 dollari e che venga emessa un’ingiunzione che in futuro impedisca ad Apple di “bloccare applicazioni ragionevoli“. Ma ricostruiamo con ordine l’accaduto.

Tutto è cominciato nel mese di marzo, quando lo sviluppo di Coronavirus Reporter è stato ultimato e l’app sottoposta al classico processo di approvazione per poter essere pubblicata su App Store. In quel periodo Apple e Google avevano cominciato a lavorare al loro protocollo condiviso che avrebbe fatto da base comune per il sistema di notifiche di esposizione (annunciato pubblicamente in seguito) e la casa di Cupertino aveva già adottato delle politiche molto rigide nei confronti di tutte le app che si ponevano lo scopo di tracciare l’evoluzione e la diffusione della pandemia, assicurandosi di approvare solo quelle provenienti da organizzazioni mediche riconosciute, entità governative o altre istituzioni.


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Di admin