L’intelligenza artificiale al servizio della medicina: non è certamente un’associazione nuova, ma di questi tempi il contributo della scienza alla crisi sanitaria è quanto mai prezioso. E più passa il tempo, più i ricercatori sono in grado di mettere in pratica le loro conoscenze in modo puntuale. Fondamentale è la prevenzione, e i vaccini ne sono la palese dimostrazione, così come essenziale è la precoce diagnosi della malattia, cruciale per l’efficacia della cura e per salvare le vite umane.
Nel tempo abbiamo assistito a studi straordinari, come il caso dell’applicazione dell’intelligenza artificiale per interpretare la gravità di un colpo di tosse. La certosina realizzazione di un ampio database e lo sviluppo di avanzati algoritmi hanno consentito al sistema di identificare un soggetto asintomatico – dunque affetto da Covid-19 ma senza evidenti segni che dimostrino la presenza della patologia – con un livello di affidabilità superiore al 98%.
Altrettanto entusiasmante – e per certi versi lo è probabilmente ancor di più – è il lavoro svolto dal National Health Service del Regno Unito (NHS), che sugli algoritmi di intelligenza artificiale si basa per diagnosticare rapidamente se un soggetto è malato o meno di Covid-19. La NHSX è l’unità del servizio sanitario nazionale britannico che si occupa della trasformazione digitale della cura delle persone, e in questi mesi di pandemia ha realizzato il National Covid-19 Chest Imaging Database (NCCID), costituito dai dati raccolti da più di 40 mila TAC, risonanze magnetiche e raggi X effettuati su oltre 10 mila pazienti del Paese. Ebbene, le informazioni raccolte sono state messe a disposizione di ospedali e università, dove medici e ricercatori possono incrociare i dati di ciascun singolo paziente con il database NCCID per fornire diagnosi predittive più rapide e, di conseguenza, un trattamento sanitario più puntuale.