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Cervello umano e intelligenza artificiale possono comportarsi allo stesso modo? La domanda non può – e non deve – avere una risposta singola: si entra nel campo della scienza computazionale, della fisica, dell’etica, e non è certo immediato sintetizzare la questione. Certo è che la ricerca in questo ambito è intensa, con l’intento di ottenere due risultati contemporaneamente: simulare l’attività del cervello umano con l’IA ed educare l’IA prendendo spunto da come il cervello umano elabora i dati.

Per dimostrare una certa affinità tra intelligenza umana ed artificiale, il ricercatore Logan Cross del California Institute of Technology (Caltech) ha preso in prestito i videogiochi. Giocando a Pong, Space Invaders ed Enduro è stato studiato il comportamento della macchina e dell’uomo, dimostrando come alcuni comportamenti possano concretizzarsi in modo simile e si possa arrivare a risultati del tutto equiparabili. Unica differenza – per fortuna! – è che l’uomo impiega molto meno tempo ad acquisire le conoscenze necessarie per portare avanti certe attività – il gioco, ad esempio – mentre il processo educativo dell’IA risulta essere decisamente più lungo.

Il punto di partenza è il seguente: se l’uomo sa che certi parametri nella vita reale (il colore del cielo e delle nuvole) non influiscono sul perseguimento di un determinato obiettivo (guidare l’auto in modo sicuro ad esempio frenando o cambiando corsia al momento opportuno), dovendosi invece concentrare solamente su quelli essenziali (la strada, le auto vicine), come si fa ad insegnare la stessa cosa all’intelligenza artificiale? In altre parole: come si può fare in modo che l’IA riesca a prendere in considerazione per svolgere una determinata task solamente le informazioni visive necessarie (le altre auto, la strada, e non il colore del cielo)?


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Di admin