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È una mossa a tenaglia quella che punta a chiudere in un angolo Open Fiber e spianare la strada al progetto di Rete Unica. Ieri sulle pagine del Fatto Quotidiano si è ventila la possibilità di una presunta revoca della concessione nelle aree bianche dove i lavori sono maggiormente in ritardo. Non solo, è stata anche citata una lettera di Infratel, recapitata recentemente a Open Fiber, che domanda di fare chiarezza sulle criticità e le tempistiche dei progetti – aleggiando lo spettro delle “azioni più opportune a tutela dell’interesse pubblico“. Verrebbe da pensare che si tratti di una tempesta perfetta per ridimensionare il valore dell’operatore wholesale e delle sue azioni, far scattare un autodafé e lasciare che la rete unica diventi l’unica soluzione possibile al problema del digital divide infrastrutturale. Non è un gioco di prestigio; i fatti ci sono, così come un abile costruzione di un racconto a senso unico.

LA LETTERA DI INFRATEL A OPEN FIBER

Possiamo confermarmi che la lettera Infratel (trapelata) è stata effettivamente consegnata ed è assolutamente legittima poiché Infrastrutture e Telecomunicazioni per l’Italia S.p.A. è una società pubblica che per conto del MISE sta seguendo il progetto Banda Ultralarga. Com’è giusto che sia, batte il tempo a Open Fiber soprattutto considerando il fatto lo sviluppo della rete di Stato è in ritardo. La scorsa primavera, durante l’incontro del Comitato del BUL, è emerso che la copertura dei 7mila comuni previsti avverrà nel 2023 invece che nel 2021 (come da piano).


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Di admin