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Gli iPhone sono sempre più coreani: il Nikkei, in collaborazione con la giapponese Fomalhaut Techno Solution, ha smantellato i due modelli della gamma 2020 da più tempo sul mercato, ovvero il 12 e il 12 Pro, e ha scoperto che i componenti provenienti dalla patria di Samsung e LG sono ai vertici della classifica per numero (26,8% del totale) e per valore (21,9%). Proprio le due aziende citate sopra sono le principali responsabili: non solo entrambe forniscono i display OLED, ma Samsung è coinvolta anche nei chip di memoria.

L’anno scorso negli iPhone 11 (non quelli Pro, beninteso) prevalevano i componenti giapponesi, visto che i display erano LCD e prodotti da aziende come JDI. Ma il Giappone rimane molto rilevante anche quest’anno, soprattutto grazie ai sensori fotocamera di Sony e ad altri elementi secondari ma ugualmente cruciali a garantire un buon funzionamento del prodotto – soprattutto in relazione alla comunicazione di rete 5G. Da notare che sulla scheda logica l’analisi ha identificato più di 1.600 componenti passivi diversi, alcuni più piccoli della punta di una penna a sfera.

È molto interessante osservare l’analisi del Nikkei per contestualizzare un po’ lo stereotipo del “made in China”: in realtà solo il 4,6% dei componenti è origine cinese, più l’11,1% di Taiwan. L’assemblaggio degli smartphone, tuttavia, continua ad avvenire prevalentemente in Cina, proprio come recita la scritta sulla parte posteriore della loro scocca. Riportiamo di seguito altri dettagli degni di nota condivisi dalla fonte:

(aggiornamento del 24 November 2020, ore 10:13)

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Di admin