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Abbiamo ormai capito che Marte in passato non era così brullo e rosso come appare adesso, i dati raccolti dagli orbiter e le analisi al suolo effettuate dai rover delineano un quadro sempre più interessante che si arricchisce costantemente. L’ultima ricerca si basa proprio sulle rilevazioni di Curiosity, il rover che dal 2012 si muove sulla superficie di Marte e che da diversi mesi si concentra sulle caratteristiche del cratere Gale.

Secondo una ricerca pubblicata su Nature, abbiamo finalmente la conferma che diverse mega-inondazioni hanno colpito il cratere, lasciando segni evidenti. Se i dati orbitali non erano sufficienti a confermarlo, i dati sedimentologici hanno tolto ogni dubbio. A condividere la scoperta è stato il team composto da scienziati della Jackson State University, della Cornell, del Jet Propulsion Laboratory (NASA) e dell’Università delle Hawaii. L’utilizzo di Curiosity è stato fondamentale, considerato che ci si è basati sulle immagini scattate dalle telecamere Mars Hand Lens Image e Mastcam per osservare rocce e minerali nel cratere Gale.

Ma cosa è stato scoperto di preciso? Le tracce di sedimenti depositati da gigantesche inondazioni avvenute miliardi di anni fa.


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Di admin