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La Cina è sicuramente uno dei Paesi più attivi nella nuova corsa alla Luna che ha riacceso il fuoco della competizione tra le principali potenze mondiali. Se negli anni del dopoguerra il raggiungimento del nostro satellite naturale rappresentava l’impresa simbolo con la quale stabilire la propria supremazia scientifica e tecnologica, oggi il significato di queste missioni non ha perso questa connotazione competitiva, anche se il reale obbiettivo non è tanto la Luna, quanto la possibilità di utilizzarla come trampolino di lancio verso la prossima grande impresa dell’uomo: lo sbarco su Marte.

Paesi come l’India e la Cina cercano quindi di rivendicare il loro posto tra i grandi, provando a dimostrare al mondo di avere i mezzi (tecnologici, scientifici e finanziari) per potersela giocare alla pari, il tutto mentre una potenza come gli Stati Uniti prova a consolidare la propria posizione attraverso una serie di missioni volte a rimarcare la propria supremazia.

Ed è in questo contesto che si colloca la nuova missione Chang’e-5, attraverso la quale la Cina si appresta ad effettuare la prima raccolta di campioni lunari sin dal 1976, quando la missione Luna 24 dell’allora Unione Sovietica riportò sulla Terra 170 grammi di materiale ottenuto nel Mare Crisium. Chang’e-5 punta a recuperare circa 2 kg di rocce da una zona ancora inesplorata della Luna: Oceanus Procellarum.


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Di admin