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Parler ha un nuovo CEO ad interim, ha riacquistato la parola (è il caso di dire), e nel riportarlo online un ruolo determinante lo ha avuto SkySilk, il web host che ha scelto di dare spazio al social network – mentre Epik ha aiutato i gestori della piattaforma a registrare il dominio. La mossa di SkySilk non era affatto scontata, dopo i molteplici rifiuti provenienti da altri fornitori di servizi di web hosting, dopo che i colossi del tech hanno voltato le spalle a Parler, e dopo che Amazon aveva siglato la sua condanna a morte precludendo l’accesso agli AWS.

Il passaggio di Parler agli onori della cronaca è inevitabilmente legato ad una delle pagine più tristi della storia della democrazia statunitense – da qualsiasi punto di vista si voglia leggere l’assalto al Congresso del 6 gennaio scorso – su Parler si sono infatti riversati i rivoltosi e parte dei sostenitori dell’ex presidente Trump nel tentativo di aggirare i controlli dei social network più popolari. Decidere ora di dare spazio a Parler è una scelta coraggiosa e giustificata da un principio che non fa a comodo nessuno sopprimere: la libertà di parola.

SI PUÒ DISSENTIRE SUL CONTENUTO, MA NON SUL PRINCIPIO

Non ammettere che Parler sia un social network in cui sono molto presenti gruppi di estrema destra vuol dire negare realtà acclarata, ma da qui a censurarlo del tutto il passaggio non è scontato. Il CEO di SkySilk, John Matossian, esprime bene la difficile posizione di chi può anche dissentire sul contenuto dei messaggi che vengono diffusi in un social network, ma non può negare il principio della libertà di manifestare il proprio pensiero:


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Di admin