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Si mettono male le cose per Parler, app finita al centro dell’attenzione mediatica (e su tanti smartphone) per aver dato voce senza filtri a una parte dell’ (insoddisfatto) elettorato statunitense. Il giudice Barbara Rothstein del Western District of Washington ha rifiutato la richiesta del social network di essere ripristinato su Amazon Web Services, da cui era stato rimosso in concomitanza con la censura ricevuta su App Store e Google Play Store.

Nonostante la piattaforma stia trattando con il servizio di hosting Epik per tornare regolarmente online, l’interesse del CEO John Matze è quella di affidarsi ad un provider di maggiori dimensioni, più affidabile e “meno colorato politicamente”, visti i precedenti che hanno riguardato la stessa Epik. AWS è fondamentale per la sopravvivenza di Parler, unica strada effettivamente percorribile per essere nuovamente visibile in rete. “Senza AWS siamo condannati a morte”, aveva ammesso Matze nei giorni scorsi, arrivando alla decisione di portare la società di Jeff Bezos in tribunale per far valere i suoi diritti e obbligare Amazon a fornire nuovamente il suo servizio di hosting.

La decisione del giudice di Washington lascia presagire che il futuro di Parler sul web non sia affatto roseo: non è la decisione definitiva, ma anticipa quella che potrebbe essere la linea intransigente seguita dalle istituzioni americane, contrarie alla diffusione dell’odio e della violenza su uno strumento che già in passato aveva dimostrato di essere privo di filtri.


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Di admin