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Fine settembre 2014, Circuito di Balocco. La Ferrari Enzo nera di Sergio Marchionne è ancora calda. Un gruppo di giornalisti, fra cui Tommaso Ebhardt di Bloomberg News, scambiano le ultime battute di un’intervista congiunta. Tommaso è giovane ma scaltro; ha fiutato l’aria di cambiamento, non solo di gomme fumanti. “Ci saranno nuove fusioni nel mondo dell’auto?“, chiede.

Devono per forza avvenire grandi fusioni nel settore automobilistico, succederà per forza“, risponde Marchionne. “Se parliamo di un player puramente europeo, allora non siamo interessati, se invece si prospettano combinazioni tra aziende globali, allora vogliamo essere della partita“.

Questo è uno dei (tanti) passaggi salienti dell’ottimo libro “Sergio Marchionne” di Ebhardt, pubblicato nel 2019. In questo si può comprendere come la fusione FCA-PSA, e quindi la nascita di Stellantis, sia il frutto di una sceneggiatura a cui mancava solo la giusta congiunzione astrale. Per Marchionne l’unica opzione di salvaguardia del progetto FIAT-Chrysler è sempre stata quella di pensare in grande: nell’impossibilità di scardinare il primato globale di Toyota, almeno mettersi in scia.


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Di admin