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Dalle stelle alle stalle in meno di 24 ore: così si potrebbe riassumere la vita di Parler, app che ieri mattina figurava come la più scaricata sugli iPhone statunitensi, e che invece a fine giornata diceva già addio alla sua breve esperienza sugli store e sugli smartphone degli utenti.

Per capire cosa sia successo bisogna prima di tutto spiegare cosa sia Parler: in Europa, infatti, l’app non è ben conosciuta, avendo piuttosto riscontrato successo al di là dell’Oceano Atlantico, specie da parte dei sostenitori dell’ex Presidente Trump. In pratica, visti i controlli sempre più serrati su Facebook e Twitter e i relativi ban imposti dalle piattaforme social – lo stesso tycoon ne è stato “vittima” – attivisti e simpatizzanti si sono riversati proprio su Parler, app che per farsi spazio sul mercato ha sin da subito fatto suo il motto della “libertà di parola“.

Risultato: essendo ormai impossibile fare propaganda pro-Trump su Facebook e Twitter, c’è stato un riversamento di massa proprio su questa nuova piattaforma. Un successo insperato, rapidissimo. Così come rapidissimo è stato anche il suo crollo, visto che per bloccare i post inneggianti alla violenza, la diffusione di fake news e di teorie complottiste Apple e Google hanno tagliato il problema alla radice: non potendo moderare i commenti, hanno estromesso l’app dai rispettivi store. Motivo ufficiale? Parler non ha fatto abbastanza per filtrare i contenuti. E anche Amazon si è dissociata, rifiutandosi di fornire il servizio di web hosting su AWS.


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Di admin