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Niente di strano, considerando i tempi: i cataloghi cartacei sono stati uno strumento fondamentale fino a poco tempo fa, ma con l’esplosione digitale il loro ruolo si è fatto sempre più marginale. E così anche un’azienda molto tradizionale, come Ikea, decide di pensionare il suo, dopo (quasi) 70 anni di onorata carriera.

La crisi dettata dalla pandemia ha costretto anche il colosso svedese, particolarmente legato all’esperienza “fisica” dei suoi punti vendita, a puntare sull’online con decisione: il 45% di crescita delle vendite proprio di questo canale, e i 4 miliardi di visite al sito ikea.com, probabilmente sono trai i fattori che hanno portato al pensionamento di un pezzo di storia. Una storia, quella del catalogo, che inizia nel 1951 e raggiunge Il suo picco, in termini di distribuzione, nel 2016, quando l’azienda ha dichiarato che era diffuso in 32 lingue diverse e 200 milioni di copie complessive: il che, secondo la BBC, lo rendeva la più grande pubblicazione al mondo su base annuale, anche più della Bibbia o del Corano.

Per una società che incentra il proprio business sul legno, la ragione non può essere più di tanto ecologica: ma comunque si tratta di un risparmio in termini di materiali, di costi di stampa e poi di distribuzione, a fronte di un ritorno che a quanto pare non giustifica più la spesa.


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Di admin