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Com’è nata la Luna? Da dove viene? Come si è formata? Sono, queste, alcune classiche domande che da sempre l’uomo si pone per cercare di capire l’origine del satellite naturale. E pensare che in questi ultimi giorni si era ipotizzato che attorno al nostro pianeta potesse esserci un secondo, piccolo, satellite, magari un asteroide imbrigliato nell’orbita terrestre: altro non era (è tuttora…) che un frammento del razzo Atlas-Centaur lanciato nello spazio nel lontano 1966.

Al di là di questo curioso episodio che ha tenuto impegnati scienziati e astronomi di mezzo mondo, l’Università di Durham, nel nord dell’Inghilterra, ha effettuato un interessantissimo studio sulle origini della Luna. Attraverso un supercomputer sono state effettuate una serie di simulazioni per provare la cosiddetta teoria dell’impatto gigante, formulata da William Hartmann e Donald Davis nel 1975. É, ad oggi, la tesi più in voga e la più riconosciuta dal mondo scientifico, secondo cui l’antico pianeta Theia, delle dimensioni di Marte, si sarebbe scontrato con la Terra, impatto che avrebbe diffuso tanto materiale cosmico da formare proprio il nostro satellite naturale.

Uno dei parametri oggetto di variazione nella simulazione è stata la rotazione del pianeta. Al suo variare si sono ottenuti risultati diversi: nel caso di assenza totale di rotazione di Theia, la collisione ha generato un corpo celeste dalla massa leggermente inferiore a quella della Luna (circa l’80%), con una leggera rotazione il risultato è stato invece quasi perfetto, riproducendo un ammasso di materia delle stesse dimensioni e massa del nostro satellite che, dopo l’impatto, si è stabilito in un’orbita attorno alla Terra.


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Di admin