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Si torna a parlare di geoblocking a distanza di due anni dall’entrata in vigore del regolamento 302/2018 che elimina gli ostacoli geografici nel commercio elettronico di beni e servizi all’interno dell’Unione Europea. La discriminazione ingiustificata, come la definisce la Commissione, è stata vietata per rendere libero l’e-commerce a livello comunitario, permettendo ai cittadini europei di “scegliere da quale sito fare acquisti senza essere bloccati o re-indirizzati“, come spiegato dall’allora Vice Presidente e Commissario europeo per l’economia e la società digitali Andrus Ansip.

Dal 3 dicembre 2018 ad oggi lo scenario è profondamente cambiato, con la pandemia che ha accelerato la diffusione del commercio online a garanzia del distanziamento sociale necessario per contenere la diffusione del coronavirus. Oggi la Commissione Europea ha pubblicato il suo primo resoconto sui risultati ottenuti condividendo alcuni interessanti dati e anticipando quali saranno gli ambiti in cui, in un futuro non lontano, si potranno estendere gli stessi princìpi.

IL FUTURO DEI MEDIA E DEI CONTENUTI AUDIO-VISIVI

Le restrizioni geografiche ingiustificate potrebbero presto estendersi anche ai servizi di video in streaming (Netflix, giusto per fare un esempio), nonché a tutti i contenuti protetti da diritto d’autore (quindi anche e-book e giochi). Non ci sono decisioni già prese, non esistono documenti in revisione, semplicemente la Commissione Europea ha inserito il tema all’interno di un discorso più ampio da affrontare nei prossimi anni partendo dall’instaurazione di un “dialogo con gli stakeholder“, come spiegato dal Commissario europeo per il mercato interno e i servizi Thierry Breton.


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Di admin