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Hyrule Warriors: L’era della calamità (in uscita su Switch il 20 novembre) è un titolo diviso a metà, con due anime ben distinte tenute assieme da un punto in comune: Zelda Breath of The Wild. Non si può, infatti, parlare di questo nuovo spin-off senza citare il capolavoro che ha accompagnato la console Nintendo al lancio, nel 2017. Probabilmente non si può parlare di videogiochi, oggi, senza citare Breath of The Wild, in assoluto: ma questo è un altro discorso.

Nessun paragone, però: si tratta di prodotti differenti. Anche se uno, e cioè L’era della calamità, non potrebbe esistere senza l’altro: il vero punto di forza è quello di farci tornare ad Hyrule prima dell’atteso sequel, e di rendere più profondo e concreto il respiro narrativo del titolo già uscito, ma anche di quello che verrà.

Breath of The Wild è un capitolo della storica saga principale (nel 2021 spegnerà 35 candeline) che ha saputo rivoluzionare una formula ormai troppo cristallizzata e distante da ciò che oggi il pubblico si aspetta dal medium videoludico. Questo Hyrule Warriors, proprio come quello uscito in origine per Wii U (e poi arrivato anche su 3DS e sulla stessa Switch), non solo è uno spin-off ma appartiene anche ad un genere molto particolare, che storicamente è sempre stato apprezzato in Oriente, mentre in Occidente non ha mai riscosso troppo successo. Stiamo parlando del musou: in sostanza, il giocatore comanda un personaggio nello scontro con interi eserciti nemici. Sì, quel “Warriors” nel titolo fa riferimento proprio alla storica saga Dinasty Warriors, e infatti ambedue le iterazioni sono state sviluppate da Nintendo in collaborazione con Koei Tecmo (e segnatamente Omega Force).


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Di admin